lunedì 21 ottobre 2013

Un viaggio nella politica presi per mano da una penna geniale.


Paolo Nori, un geniaccio!
Ho cominciato a leggere i suoi libri tanti anni fa, quando mi imbattei nel suo "Bassotuba non c'è", adesso riedito Feltrinelli ma che nel corso degli anni è stato pubblicato da varie case editrici.
Sfogliavo questo libro, chi si ricorda chi potrebbe avermelo consigliato. Fatto è che non riuscivo a capire se mi piacesse o meno. E nel frattempo l'ho divorato. Ho continuato per anni a chiedermi se mi fosse piaciuto. Eppure una cosa particolare era avvenuta: il suo personaggio, Learco, era diventato mio amico. Avrei voluto saperne le sorti, com'è poi successo con altri libri dove è tornato protagonista.
Avendo poi riacquistato lo stesso libro anche nelle altre edizioni successive ho capito che era amore, di quello strano, strisciante. Il romanzo ed il suo scrittore mi si erano insinuati dentro, incastonati nel cervello. Ogni volta che vedevo il nome Paolo Nori scritto su una copertina non riuscivo a non piluccare qualche pagina qua e là per poi finire per comprarlo.


E insomma il mio rapporto con Nori si è rafforzato nel tempo, di lui ho letto praticamente tutto quello che circola in via ufficiale e anche qualcosa di non ufficiale.

Il farabutto ci ha pure fatto prendere uno spavento quest'estate, quando a seguito di un incidente ci ha lasciati qualche giorno con il fiato sospeso. Ma siccome è una pellaccia nella vita quanto lo è tra le pagine dei suoi testi eccolo che rispunta in libreria e questa volta non con un romanzo ma con un viaggio nel disincanto di oggi difronte alla politica italiana.
"Mo mama: Da chi vogliamo essere governati?", edito da pochissimi giorni per i tipi di Chiare Lettere è un libro che parla della situazione politica di oggi a partire dalla realtà di Parma. Come se per la prima volta, dopo tanto tempo, ci si ponesse difronte al panorama attuale con occhi nuovi per vederlo come per la prima volta. Che cosa scopriamo durante questo esperimento? Che ne siamo tutti coinvolti e che forse, davvero, è bene fare un bel punto a capo, guardare le cose come sono e per quel che sono e cercare di sbrogliare una matassa infinita, non senza sarcasmo acuto.

Una prova? Ecco qualche riga...

"Ho sentito dire che chi non va a votare priva del diritto di andarci anche tutti gli altri e io, scusatemi, sono vent'anni che sto a casa, quindi sono vent'anni che privo la gente dei loro diritti, e io pensavo, e, vi confesso, penso ancora, che fosse e che sia un mio diritto, stare a casa, e devo dire, scusatemi, che da quando, vent'anni fa, ho smesso di credere che qualcuno che andrà in Parlamento farà il mio bene, da quando ho cominciato a pensare che il mio bene era bene non delegarlo a nessuno ma farlo da solo, e che la politica non è una cosa che si fa quando si va a votare, ma che la politica si fa tutti i giorni, e che è politica il modo in cui si parla, il modo in cui ci si muove, che è politica il grado di gentilezza con cui si parla con i propri figli, e coi propri genitori, ecco io sto molto meglio, da quando ho scoperto queste cose."

Ecco. Capito? Questi sono i periodi di Nori, le sue frasi articolatissime eppure chiare, dove è ben chiaro sia il capo che la coda... una sorta di stream of consciousness moderno.

Uno spasso, insomma, ma con del contenuto. Il passo in cui dice che è politica parlare con buon grado di gentilezza con i figli, aggiungendo poi quasi si dispiacesse di non aver ricordato a sé stesso e a tutti noi anche i genitori, è il metro con il quale questo splendido autore misura il mondo.

Ecco perché ho preso a scatola chiusa anche questo suo libro. 
Ecco perché voglio compiere questo viaggio strano nella politica di oggi, non per mano di un politico o di un analista ma di uno scrittore.
Che però, da sempre, ha visto molto molto lontano.

Buona lettura.



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