martedì 12 marzo 2013


Da una piccola goccia

Ho guardato una volta un fiume
si specchiava in me non meno di quello che io facevo in lui
e sbagliavo a sentirlo uno
perché un fiume, nella sua portanza
è un insieme di gocce.

Una goccia da sola cade e si spande,
bagna il terreno
lo disseta e in quel gesto muore.

Una goccia da sola cade,
non è una stella che illumina il cammino,
ma un mezzo per trovarne di nuovi... ma... sola?

In quel fiume io vidi tante
                                   tantissime gocce.

Ed eravamo finalmente noi, in cerca di una via.
Noi, cadute insieme, ad inumidir la terra
che si è da parte e ci ha lasciato il passo.

Tante gocce, che da sole cercavano nuove vie...
ma che insieme hanno finalmente raggiunto il mare.


Quando

Non vedo gli spazi di dominio
non le scuri, le scie di fuoco, le attese
neppure odo il suono delle macchine
le grida di paura, il sordo esplodere di un ordigno.

Neanche vedo prati verdi, cieli intonsi
non gli animali liberi, il muoversi del vento
neppure un suono di stormi in volo o di ruscelli
o un ciclico risuonare di risacca, o tintinnio di vele.

Vedo una città che mi avvolge e tiene
vedo i figli crescere nel cemento
amoreggiare con panchine in marmo e targhe
scandire i loro tempi seguendo il ritmo dei semafori.

Vedo una generazione che non guarda il cielo
che trova il mondo in un pezzo di silicio
odo suoni di terre lontane, passare dai fori di una cuffia
e immagini di mondi a portata di mano, filmati dal passato.

Mi chiedo quindi,
quando
saremo mai più vivi i nostri figli e noi
se a inchinarsi al nostro passaggio
non saranno carestie o paradisiache gioie
ma solo un branco selvaggio di lampioni.