mercoledì 12 giugno 2013

#Occupygezi

(nella foto una temibile oppositrice del governo Erdogan attaccata con i gas lacrimogeni)

Quando le democrazie si rivelano fragilissime.

Vengo da una lunga notte di notizie relative ai combattimenti in corso ad Istanbul, dove la polizia locale sta cercando di sgomberare il Gezi Park dagli occupanti.

Vorrei fare il punto della situazione per far comprendere anche agli amici che mi seguono di che cosa stiamo parlando.

La protesta, pacifica, era cominciata per impedire lo spostamento degli alberi del parco previsto dall'amministrazione. Bisogna tenere conto che Gezi rimane l'unico polmone verde del centro città. Si può quindi intuire come la natura dei protestanti fosse prevalentemente composta da famiglie gioiose e determinate a difendere un luogo di ritrovo e riposo per tutti.
Anche le restrizioni sull'uso di alcoolici in pubblico sono poi diventate motivo di protesta da parte di altri gruppi.

Quando la polizia ha cercato di sgombrare il parco, occupato da giorni, nel tentativo di favorire il lavoro previsto delle ruspe, si sono avuti i primi scontri, inizialmente poca cosa ma poi divenuti via via sempre più pesanti. Questo soprattutto perché a quel punto il Parco è divenuto un luogo simbolo dove riversare la protesta antigovernativa da parte di migliaia e migliaia di oppositori interni.

Quindi il parco rimane occupato ed oltre a famiglie e cittadini normali si sono aggiunti anche gruppi politici palesemente avversi al governo di Erdogan.

Tutto questo si è rivelato una miscela incendiaria che ha dato la stura alla temibilissima polizia turca di intervenire con i suoi soliti metodi sbrigativi e violenti.

Nei giorni precedenti la situazione è divenuta drammatica. Anche se la conta dei morti è ferma ufficialmente a quattro persone si deve temere che alcune altre uccisioni siano state tenute nascoste per evitare il disastro mediatico che già sta minando l'immagine del governo turco.

Per comprendere meglio quanto sia teso il clima e quanto pesante il modo di stimolare gli agenti antisommossa bisogna aggiungere che durante questi ultimi giorni si sono avuti ben sei suicidi tra le fila degli agenti di polizia. Immaginate quali e quante pressioni possano aver subito per arrivare a questo gesto estremo.

Amnesty International sta seguendo il più attentamente possibile la situazione, ma tutto è diventato molto meno chiaro quando ieri mattina, all'inizio del nuovo tentativo di sgombero della piazza antistante al parco e del parco successivamente, sono stati contemporaneamente arrestati in blocco ben 73 avvocati che stavano esercitando il loro compito di tutela dei protestanti, ben arroccati nel Court cittadino. Gli avvocati sono stati prelevati di forza dal tribunale, trascinati in camionette e portati via.
Questo è stato il segnale che tutte le tutele minime garantite stavano saltando.

Amnesty al momento sta lanciando appelli pesanti affinché qualcuno del governo faccia luce su alcuni punti fondamentali che devono essere chiariti:
- quanti feriti si sono avuti in questi due ultimi giorni di scontri e soprattutto questa notte, violentissima?
- il numero delle vittime accertate va aggiornato?
- possono essere confermate le molte denunce di torture e addirittura di stupri compiuti all'interno delle carceri dove gli arrestati sono stati condotti in queste ultime ore?
- quante persone rimangono attualmente in stato di fermo?

Nella notte si sono avuti anche importanti scontri ad Ankara, dove una folla di migliaia di persone si era radunata per le strade in solidarietà agli amici di Istanbul e dove già nei giorni scorsi si erano avuti altri pesanti focolai di protesta.

Continuerò a tenervi aggiornati il più possibile, ringraziando anche pubblicamente Marta Ottaviani, giornalista de La Stampa, unica o quasi fonte ufficiale all'interno del Parco che attraverso i suoi Twit (https://twitter.com/martaottaviani) ci sta tenendo informati in maniera molto professionale e coraggiosa.

Gli amici turchi già prima dell'escalation della situazione ci hanno segnalato che non si sarebbero fidati dei media nazionali, impegnati come spesso accade in questi casi a minimizzare o deviare rispetto al vero flusso di fatti in corso.

Noi non possiamo fare molto se non supportare seguendo, amplificare le voci di chi chiama aiuto da Istanbul e ritwittare indietro a chi ce lo chiede quello che sta veramente accadendo.

Speriamo che almeno così le persone anche negli altri paesi aprano gli occhi e non rimangano nell'ignoranza dei fatti e che loro, i protestanti, possano vedersi attraverso i nostri occhi senza il filtro di chi vuole farli sentire isolati e soli.

2 commenti:

  1. ...la TURCHIA non ha chiesta da tempo di entrare nella comunità europea...???
    adesso è il momento giusto per portarci il CONTO e farlo pesare il più possibile NEGANDO LA VOLONTA' DELLA COMUNITA ' EUROPEA all' INGRESSO....se non dovesse finire una volta per sempre la VIOLAZIONME DELLA D E M O C R A Z I A

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  2. Sarei pure d'accordo con te Leonardo ma ci rendiamo conto di trovarci nella stessa UE che ha bellamente girato le spalle a una città sotto assedio per mesi (Sarajevo) e a tutto quello che comunque stava accadendo nella Jugoslavia in disgregazione vero?
    L'Europa non esiste!

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